LETTERA FRATERNA n. 54 - agosto 2013   

UN AFFETTUOSO INCONTRO


  

Nei sette anni della mia formazione “romana” mi capitava spesso di dover servire messa o incontrare il Papa, allora Giovanni Paolo II, prossimo ormai alla canonizzazione. Ogni volta, che se ne presentava l’occasione, era una vera emozione anticipata dall’attesa e realizzata dall’incontro. Si percepiva la maestà del Pontefice che, pur trattandosi di Wojtyla persona estremamente amabile e simpatica, restava pur sempre avvolta nell’aura del ruolo.
Tutte le occasioni erano accompagnate dallo splendore delle celebrazioni, dall’impeccabilità dell’apparato vaticano e, volendo anche dall’entroterra culturale della formazione ricevuta.
Il Santo Padre restava sempre avvolto nella “sacralità” del suo ministero/mistero.
La stessa sensazione, pur con peculiarità diverse, si avvertiva con Benedetto XVI, erede di un mandato difficile, esercitato con la “luce” di una dottrina solida partecipata con argomentazioni, di spessore fondatamente teologico, che nutrivano l’intelligenza conducendo al rendersi conto delle ragioni della fede.
Tuttavia il pontificato di Ratzinger ha messo in luce le ombre e le piaghe di una Chiesa spesso asservita al potere, al carrierismo conseguente e alla dolorosa realtĂ  della pedofilia e scandali connessi.
L’11 febbraio di quest’anno la notizia scioccante delle sue dimissioni e della sua volontà di percorrere l’ultimo tratto del cammino crocifisso “nascosto al mondo”.

Il 13 marzo, dopo poco tempo di attesa, ecco la “fumata bianca” con l’elezione a “Vescovo di Roma” di Papa Bergoglio.
La scelta del nome del poverello di Assisi, per un religioso appartenente alla Compagnia di Gesù (Gesuiti), aveva già il sapore della sorpresa. L’apparizione senza nessun segno pontificale se non la veste bianca e la semplice croce pettorale in ferro, il saluto diretto e per nulla clericale: “Buona sera”, hanno subito fatto amare Papa Francesco.
Sembra che una “nuova aria” di ossigenazione sia entrata nella Chiesa di Cristo e i piani di riforma ancora in fieri sembrano preludere ad un nuovo capitolo della sua bimillenaria storia.
Francesco ha la forza della libertà che gli permette di agire in verità, senza paura ed esitazione alcuna. La sua parola è diretta, libera da orpelli stilistici, arriva direttamente al cuore: dopo aver nutrito la mente era necessario pensare al nutrimento del cuore con quella realtà che da subito Papa Francesco ha mostrato come qualità di Dio presente in lui: la TENEREZZA.

In me, come in tutti, sorgeva il desiderio di incontrarlo al più presto e l’occasione si è presentata il 16 giugno scorso con la partecipazione alla celebrazione della messa Evangelium Vitae.
Di buon mattino mi sono recato in Piazza San Pietro e all’ora stabilita il Santo Padre, rivestito dei paramenti liturgici, incedeva con passo claudicante ma deciso verso l’altare iniziando, con l’incensazione della sacra ara, la celebrazione eucaristica.
Alla fine con la decisione tipica della sua personalità viene a salutare tutti i concelebranti non badando nè al tempo nè alla forma.
L’incontro è stato affettuoso e il suo concedersi senza nessuna barriera.
In tanti anni non mi era mai capitato di dover incontrare “paternamente” il Papa. Ho tenuto la sua mano tra le mie mani senza avere la percezione del tempo che scorreva, ci siamo guardati negli occhi e ho chiesto la benedizione dicendo, timidamente, di venire in Sicilia: lunedì 8 luglio, a Lampedusa, il Papa è stato con noi!

p. Giuseppe M. Damigella o.p.