LETTERA FRATERNA n. 39 - Maggio 2012   

Il feto prova dolore!







  

Il professor K.J. Anand dell'Università del Kansas, il massimo studioso al mondo in fatto di dolore del feto e del neonato, ha affermato che "l'aborto o la chirurgia fetale provocano risposte comportamentali e psicologiche non dissimili dalle risposte fetali ad altri stimoli spiacevoli ".

È questo quanto affermato dallo studioso, intervenendo su “Pain Clinical Updates”, la rivista ufficiale della IASP che rappresenta la fonte più autorevole al mondo sull'argomento "dolore".

Il suo studio nasce dalla necessità di dare un riferimento distaccato dalle polemiche di parte, perché "il dolore fetale ha così tante implicazioni che richiede un approccio scientifico indipendente dalle controversie su aborto, diritti delle donne o inizio della vita umana", afferma.

Grazie agli studi di K.J. Anand, negli anni '80 si era già dimostrato che il neonato poteva provare dolore per cui si era iniziato a diffondere l'uso di somministrare morfina a1 momento degli interventi chirurgici su questi piccoli pazienti.

Nel suo articolo, Anand inizia scrivendo che “i precedenti argomenti contro la possibilità del dolore fetale erano basati sull'immaturità o sull'inibizione dei neuroni corticali e degli stimoli talamocorticali nel feto, dato che questi elementi sono considerati essenziali per una percezione cosciente del dolore. Ma l'immaturità o l'ipofunzione dei neuroni corticali non sono per sé sufficienti a precludere il dolore fetale".

I1 lavoro prosegue con spiegazioni sull'attività e lo sviluppo neuronale, arrivando a portare esempi di percezione sensoriale cosciente nel feto. In un'attenta analisi del comportamento fetale basato sull'apprendimento e la memoria quali evidenze della funzione psicologica in utero, avviene nel feto una percezione cosciente .

Anand prosegue criticando i recenti lavori che mettevano in dubbio la percezione del dolore prenatale, basandosi sull peculiarità del sistema nervoso del feto "Questi lavori presuppongono che l'attivazione corticale sia necessaria per la percezione del dolore fetale".
E così conclude: "L'evidenza scientifica mostra come possibile e anche probabile che la percezione del dolore fetale inizi ben prima delle epoche avanzate della gestazione". "Le nostre attuali conoscenze sullo sviluppo – aggiunge - mostrano le strutture anatomiche, i meccanismi fisiologici e l'evidenza funzionale della percezione del dolore che si sviluppa nel secondo trimestre, certo non nel primo, ma molto prima del terzo trimestre di gestazione umana".

Il professor Carlo Bellieni, neonatologo che lavora al Dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario "Le Scotte" di Siena, ha commentato: "L'evidenza scientifica sul dolore del feto trova qui un'esposizione sistematica da parte della massima autorità mondiale ".
La lotta al dolore di chi non può esprimersi ne esce rafforzata. D'altronde non si può sostenere che il bambino prematuro di 500 grammi prova dolore, ma il feto dello stesso peso non lo prova solo per il fatto che si trova ancora in utero.