LETTERA FRATERNA n. 35 - Gennaio 2012
IL VANGELO CODICE DELLA PEDAGOGIA DI GESÙ
(parte prima)1. Gesù educatore Il vangelo costituisce il codice della pedagogia cristiana. È lì che il cristiano apprende a vivere e a comportarsi come seguace di Cristo. Così hanno fatto e fanno i santi di ieri e di oggi. Se San Francesco ha vissuto sine glossa la povertà di Gesù, Don Bosco ne ha imitato il gesto di accoglienza e di educazione dei piccoli e Madre Teresa di Calcutta l'atteggiamento di assistenza e cura dei poveri e degli abbandonati. Volendo individuare alcuni dei capitoli più significativi della straordinaria e sempre attuale pedagogia di Gesù, possiamo elencare i seguenti: Gesù accoglie i poveri e gli emarginati; perdona e converte i peccatori; guarisce gli ammalati; onore le donne; accoglie i bisognosi e difende i piccoli e i deboli; insegna a perdonare e ad amare i nemici; chiama alla sequela; rivela il Padre ricco di misericordia e insegna a pregarlo con l'invocazione «Padre nostro»; educa con l'esempio ad affrontare la persecuzione, la passione e la morte; ci insegna, infine, a vivere nella gioia della risurrezione. Illustriamo solo alcuni di questi capitoli di pedagogia cristiana. Cristo medico dei corpi e delle anime è un titolo fondato sulla realtà del Gesù terreno. Al tempo di Gesù, ovviamente, non esistevano le odierne conoscenze scientifiche circa le malattie e i microrganismi che le possono causare. Né esisteva un'adeguata teorizzazione dei mali psicologici. Né erano conosciute, almeno in Israele, operazioni chirurgiche significative, ad eccezione della circoncisione, che, però, aveva più un carattere socio-religioso, che propriamente terapeutico. Anche le regole d'igiene erano rudimentali se non carenti, così come le cure e le medicine, che spesso si riducevano a diete (Lc 8,55), unguenti e cataplasmi (cf. Is 1,6; 38,21), colliri (cf. Ap. 3,18), bagni (cf. Gv 5,4). Nel Nuovo Testamento vengono descritte menomazioni fisiche come la sordità e il mutismo (cf. Mc 7,31-37), l'epilessia (cf. Lc 9,38; Mt 17,14), l'idropisia (Lc 14,2), le emorragie (cf. Mt 9,20-22) ecc. Sono immumerevoli i miracoli di guarigione. Gesù guarisce dalla febbre la suocera di Pietro con un gesto di grande affetto: le «toccò la mano e la febbre scomparve» (Mt 8,15). Risana il paralitico al quale rimette anche i peccati (cf. Mt 9,1-8). Ridona la salute alla donna, che da dodici anni soffriva perdite di sangue (cf. Mt 9,20-22). Una volta fu Gesù stesso a recarsi da un ammalato cronico. Trovandosi a Gerusalemme, entrò nella piscina Betzata, dai cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici: «Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?". Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me". Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare»(Gv 5,5-9). Probabilmente, questa piscina era - o era stata - una specie di santuario pagano, dedicato ad Asclepio, il dio guaritore greco. Sotto i portici si raccoglieva un gran numero di «infermi, ciechi, zoppi e paralitici»(Gv 5,3). La piscina con la sua acqua abbondante e fresca di sorgente aveva un potere rigeneratore per la salute. Gesù prende l'iniziativa: «Vuoi guarire?»(Gv 5,6). In questo paralitico si può vedere l'umanità colta nella estrema emarginazione della malattia e della solitudine. Il paralitico vede ogni giorno gli altri ammalati, che vengono accompagnati all'acqua per guarire. Egli, invece, resta solo e immobile. Nessuno si cura di lui. Le grandi città e le loro folle anonime nascondono spesso drammi silenziosi di emarginazione e di solitudine. A tutti Gesù viene incontro offrendo la sua acqua di vita in molti modi: con la parola del vangelo; con la sua presenza eucaristica nella comunità ecclesiale; con l'accoglienza, l'aiuto e la solidarietà di uomini buoni e virtuosi. È questo uno straordinario antidoto alla solitudine e alla emarginazione di poveri, ammalati, anziani, stranieri disoccupati e disperati. Gesù vince non solo il peccato e le malattie, ma anche Satana. Egli libera gli uomini posseduti dal maligno: «Gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati»(Mt 8,16). Risanò i due indemoniati furiosi di Gadara (cf. Mt 8,28-34; Mc 5,1-20; Lc 8,26-39), l'indemoniato di Cafarnao (Mc 1,21-28; Lc 4,31-37), un indemoniato muto (cf. Mt 12,22-24), un altro cieco e muto (Mt 12,22-24). Angelo Amato |