LETTERA FRATERNA n. 11 - gennaio 2010   

Rabbino H. Vallins

                                (di Martin Roth)



  

Dopo il Vaticano II, i cattolici italiani sono stati educati a rispettare il popolo ebraico e a conoscere le radici della loro fede. Il testo che segue coltiva un auspicio: che anche in Italia possano nascere delle comunità messianiche, ossia di ebrei che riconoscono in Gesù il loro Messia.

Che cosa succede quando al giorno d'oggi un moderno rabbino accoglie Gesù nella sua vita? Al rabbino Harold Vallins di Melbourne questo causò non poca sofferenza: la perdita di sua moglie, della sua comunità e di molti amici. Tuttavia egli giunse alla convinzione che solo attraverso il Messia Gesù la sua vita da ebreo avrebbe trovato la vera realizzazione.
Le sue esperienze dolorose e la sua solitudine furono continuamente mitigate dall'amore di Gesù. Dice Vallins: "Adesso ho più amici di prima e una più profonda cognizione di cosa sia il peccato e qual è lo scopo della mia vita. In qualsiasi abisso io possa cadere, Gesù mi sosterrebbe. Ho superato il dolore".
La toccante storia del rabbino Harold Vallins (61 anni) offre un esempio incoraggiante di come la mano di Dio agisce ed è all'opera nella vita dei singoli, della società e della comunità.
Harold nacque in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale in una famiglia ebrea. Nei suoi primi anni di vita i suoi sentimenti riguardo la religione oscillarono tra 1'amore e 1'odio. Per usare le sue stesse parole, egli visse i suoi anni da teenager come un "ateo fanatico e convinto". Ma un giovane e dinamico rabbino gli mostrò come l'ebraismo poteva essere meravigliosamente aperto e amabile. In una parola, questo rabbino lo riportò all'ovile, e così Harold Vallins si immatricolò al Collegio teologico "Leo Beck" di Londra. I suoi studi ebraici si conclusero dopo otto anni, nel 1970, con la nomina a rabbino.
Esercitò questa carica in varie sinagoghe londinesi e accettò nel 1981 l'invito ad andare in Australia in una sinagoga nella periferia sud di Melbourne. Purtroppo questo spostamento si rivelò problematico per il suo matrimonio, tanto che lui e sua moglie divorziarono nel 1983.
Seguirono sfide e controversie con i suoi colleghi rabbini, che prevaricarono su di lui privandolo del suo posto. Harold fondò quindi una nuova sinagoga, "Beth Hatikvah" (Casa della Speranza). In questo periodo si sposò di nuovo.
Durante tutte queste peripezie, Dio stava operando in lui. Il rabbino Vallins entrò in amicizia con il suo vicino, il Pastore Reverendo Gerald Rose, della comunità messianica "Celebrate the Messiah". Scambiando idee e filosofie con quest'uomo, scoprì di avere con lui più cose in comune che con i suoi colleghi rabbini. Poiché si interessava di tutto, incominciò anche a indagare nelle religioni orientali.
In seguito, alla fine del 1997, fu testimone della "totale trasformazione caratteriale" di uno dei membri della sua comunità. Brian (così si chiamava) era diventato improvvisamente un uomo cordiale, comprensivo e compassionevole. Venne fuori che Brian era entrato in un gruppo di preghiera cristiano che era solito radunarsi al mattino. Il rabbino Vallins insistette per potervi prendere parte anche lui almeno una volta. . "Quando mi trovai in questo gruppo, ciò che mi colpì in particolar modo furono le loro preghiere sincere e spontanee, che non venivano lette da un libro" scrive Harold Vallins nella sua testimonianza. "Dopo qualche settimana fui invitato a concludere la colazione con una preghiera. Andai in tilt. Non avevo con me nessun libro di preghiere e non sapevo minimamente che cosa dovevo dire. Nella confusione, cercai di ricordare qualcuna delle preghiere che avevo sentito e di recitare le stesse parole. E così avvenne: senza sapere cosa stavo dicendo, terminai la preghiera con le parole "Per Gesù Cristo, nostro Signore, Amen!".
Mi occorsero delle settimane per riavermi. Non osavo dire a nessuno cosa avevo fatto. Ero stato educato a non menzionare mai il nome di Gesù. Ma, nonostante questo, avevo pregato rivolgendomi a lui. Dissi a me stesso: la cosa migliore è continuare a tacere e non fare cenno a nessuno di quanto è accaduto".
Ma i progetti di Dio diventarono chiari alcune settimane più tardi, quando il rabbino Vallins si recò a Washington con alcuni membri del gruppo di preghiera per un convegno di cinque giorni. La sera del terzo giorno accadde qualcosa di tremendamente sorprendente.
"Quando incominciò la preghiera, mi sentii come trasportato in un'altra dimensione. Improvvisamente, ebbi la consapevolezza che Gesù era con noi in quel luogo. Potevo realmente percepire che Gesù era venuto, stava dietro di me e metteva le sue mani sulle mie spalle. E sentii me stesso dire, mentalmente: "Gesù, tu sei il mio Messia, il mio Signore e il mio Salvatore!". Avevo le lacrime agli occhi e tutto il mio corpo tremava". Il giorno dopo, venne da lui una signora con un foglietto di carta dicendogli che il Signore l'aveva guidata a darglielo. Sopra c'era scritto: "Geremia 1,4-10". Harold Vallins, che aveva fatto la sua tesi da rabbino sul tema "La vita e le lotte interiori del profeta Geremia", sentì che Dio lo stava invitando a rinnovare la sua vita religiosa.
Il giorno successivo, durante una visita al "Washington Holocaust Museum", venne da lui un'altra donna con un biglietto. Disse che il Signore l'aveva spinta a dargli un messaggio. Sul biglietto stava "Geremia 31,31-33". "Ora era chiaro - dice Harold Vallins - che Dio mi stava guidando personalmente su una strada completamente nuova. Tornai nell'albergo, pregai e ringraziai Dio.
Il culmine di questa sequenza di fatti straordinari avvenne il giorno della chiusura del convegno. "Mi sentii spinto interiormente e, senza sapere perché, mi ritrovai d'un tratto diretto verso il palco, dove si trovava il predicatore. Questi mi fece avvicinare offrendomi di parlare all'assemblea. Io dissi che ero rabbino e che avevo appena compreso chi era Gesù, e che lo avevo accolto nella mia vita come mio Salvatore e Messia. Ricordo anche che dissi loro che ero diventato un discepolo di Gesù e che avevo bisogno delle loro preghiere, perché sarei ritornato a casa e l'avrei detto a mia moglie e alla mia famiglia e alla comunità della sinagoga. Ero molto commosso. Tutto quello che riesco a ricordare ancora è che tutti si alzarono in piedi e che su di me fu riversato un amore indicibile".
Il suo "ritorno-a-casa" fu difficile. Venne costretto ad abbandonare la sua posizione di rabbino. Molti membri della comunità si sentirono traditi ed egli perse molti cari amici. Sua moglie fu quasi distrutta dalla notizia e il matrimonio fu in pericolo di rompersi.
Ma nel mezzo della sofferenza ci fu anche la gioia. Venne a sapere che suo fratello in Canada aveva accettato Gesù nella sua vita. Poco dopo, anche suo figlio, avuto dal primo matrimonio, incominciò a seguire Gesù. In questo periodo critico ci furono molte singole persone che vennero in suo aiuto. Tre giorni alla settimana poteva lavorare a "Celebrate the Messiah" e nella comunità "Beit HaMashiah" (Casa del Messia). "Gesù è il più stupendo datore di lavoro" affermò a proposito. "La collaborazione e la comunione con Lawrence e Louise Hirsh, i direttori di "Celebrate the Messiah" mi fanno sentire come in famiglia, una famiglia che mi circonda di affetto, di stima e di incoraggiamento".
Un'altra cosa che Vallins sta sperimentando è che non necessariamente i progetti che Dio ha per lui devono essere come lui se li era aspettati. Spiega a questo proposito: "Ho sempre pensato di avere un solo desiderio, ossia portare gli amici ebrei a Gesù. Ma da quando ho occasione di frequentare le chiese, noto che molti cristiani desiderano sapere ciò che ho vissuto. Attraverso la mia testimonianza ricevono più chiarezza sulla loro fede in Gesù e su ciò che Egli ha fatto per loro.
Molti cristiani mi domandano: "Come siete diventato cristiano?". Ma io non sono un cristiano. lo sono ebreo e resterò sempre ebreo. Sono diventato un seguace ebreo di un Messia ebreo. Per tutta la sua vita Gesù fu ebreo, come la maggior parte dei suoi primi seguaci. Sono ebreo al cento per cento, un ebreo in tutto e per tutto. Il mio "essere-ebreo" è diventato completo. Vi è stato aggiunto l'amore, perché Gesù vi ha aggiunto il suo amore completo e perfetto. Sono sicuro che se aveste interrogato Paolo, vi avrebbe risposto la stessa cosa. Gesù ha portato la sua vita di ebreo alla piena realizzazione. L'ha resa compiuta e perfetta. Gesù non ha fondato nessuna nuova religione.
La mia testimonianza ha spesso più significato per i cristiani che per gli ebrei. Quando i cristiani mi sentono parlare di Gesù e vedono come Egli dà più spessore all'essere ebreo, colgono ancora di più il valore della loro propria vita con Gesù. Perciò, quando sono ospite in una chiesa, non parlo solo della mia origine, ma anche dell'origine ebraica di Gesù e di come egli ha cambiato la nostra vita".
Il messaggio di Vallins si modifica spesso. Ad esempio, ha scritto una "Passover Haggadah" - un quaderno di 24 pagine rivolto ai cristiani per approfondire la loro conoscenza - per partecipare ad una tradizionale cena della Pesach ebraica, ossia un seder. Spesso fa visita a delle comunità cristiane e conduce una festa di Pesach.
"I cristiani celebrano la cena eucaristica, ma solo una minoranza ha la consapevolezza che essa non deve essere separata dalla cena pasquale, perché da essa deriva" osserva Vallins. "Quando Gesù bevve il vino e mangiò il pane azzimo, egli partecipò a un seder. Le parole che egli pronunciò erano in ebraico. Deve avere avuto un grande significato per lui, il fatto che la sua ultima cena era una festa pasquale (festa di Pesach), una cena di libertà. Quando dirigo un seder i cristiani vedono come poteva essere Gesù nella cena di Pasqua (Pesach) e quindi nella cena eucaristica''.
Vallins spiega che Gesù, attraverso la sua morte espiatoria sulla croce, ha adempiuto le profezie dei profeti ebrei, e in virtù della sua morte Dio ha potuto perdonarci.
"Un ebreo può sperare nel perdono e chiedere la remissione dei suoi peccati, ma non ne ha mai la certezza. Solo attraverso la morte di Gesù, morto al nostro posto, possiamo ricevere il perdono di Dio ed esserne sicuri. Molti cristiani credono che Gesù sia morto in croce per dimostrare che ha vinto la morte. Quando i cristiani comprendono un poco la difficile situazione degli ebrei nei confronti del perdono, comprendono anche meglio Gesù".
Harold Vallins mostra anche ai cristiani come molte profezie dell'Antico Testamento - soprattutto quelle di Isaia - si riferiscono a Gesù. "La vita di Gesù è stata predetta in modo chiaro e semplice" - spiega - "e in modo altrettanto evidente si sono compiute fino ad oggi le profezie riguardo alla cecità degli ebrei, che non vogliono credere che egli è il nostro Messia (cfr. Isaia 6,10; 29, 10-14). Siano rese grazie a Dio che i miei occhi sono stati aperti" .

Dal libro "La Sapienza chiama. Testimonianze di Rabbini" - Ed. Insieme
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